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Se La Russa, presidente del Senato, seconda carica dello Stato, smettesse con le sue esternazioni inopportune, che ignorano storia ed esigenza di porre fine ad inammissibili contrapposizioni post belliche, renderebbe un vero servizio alla Nazione.
Il 25 aprile 1945 rappresenta formalmente la data in cui finì la seconda guerra mondiale in Italia; come in tutte le guerre, ci furono vincitori e vinti. Brenno, capo dei Galli, quando sconfisse i Romani e conquistò Roma, gridò “guai ai vinti” (vae victis); e non può essere diversamente quando a vincere è uno straniero che, per la sua supremazia militare, costringe il vinto a pagare il tributo di guerra stabilendo unilateralmente entità e modalità. Nel ’45, però, non andò proprio così.
Per evitare malevoli distorsioni strumentali, preciso che, quella segue, è una ricostruzione storica di fatti che esula da valutazioni ideologiche e politiche.
I nuovi alleati anglo-americani sconfissero i tedeschi, che da alleati si trovarono ad essere nostri nemici non per loro scelta; gli italiani aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia sconfissero gli italiani che avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana (RSI). Nel ’46 ci fu il referendum per scegliere tra monarchia e repubblica; molti degli ex aderenti alla RSI votarono per la repubblica, cioè per chi li aveva sconfitti.
Anche in altre parti del mondo vi sono stati sanguinosi conflitti fratricidi superati, senza torcicolli, nel superiore interesse della Nazione.
Solo qualche esempio: la rivoluzione francese provocò fiumi di sangue di francesi contro altri francesi, poi sempre uniti a difendere la "patrie" ; la sanguinosa guerra civile di americani contro altri americani, poi sempre insieme a difendere la Nazione americana; nel Sudafrica, Nelson Mandela, diventato Presidente dopo 27 anni di carcere, è stato l'uomo del governo della riconciliazione e pacificazione nazionale insignito del premio Nobel per la pace.
Non si comprende perché in Italia non debba accadere la stessa cosa. Forse perché le contrapposizioni tra fascisti e antifascisti sono più gravi dell’apartheid sudafricana imposta dai Boeri a neri e a meticci mediante discriminazioni e segregazioni indicibili con negazione di diritti civili e politici? Ritengo proprio di no; né è possibile sostenere il contrario.
In Italia, purtroppo, anche nella ricorrenza del 25 aprile, che dovrebbe indurre tutti a meditare, si fa propaganda politica fine a se stessa anziché far prevalere sulle antiche divisioni -per una pacificazione definitiva- l’idea di Nazione nata nel XIX secolo dopo la rivoluzione francese, oltre quella di Patria usata per la prima volta da Machiavelli in accezione moderna nel 1527.
Le feste civili e religiose uniscono e non dividono; la ricorrenza del 25 aprile, invece, dopo ben 75 anni, continua a dividere.
Il dato storico é innegabile: la vittoria delle armate anglo-americane sui nazi-fascisti con il contributo di partigiani azionisti, cattolici, comunisti e di quel che rimase dell’esercito italiano dello stato monarchico dopo l’8 settembre del ’43.
Gianpaolo Pansa, grande giornalista di sinistra, che teneva sinceramente alla pacificazione nazionale, non si stancava di ripetere che la storia scritta esclusivamente con la penna dei vincitori non è mai rispettosa di tutta la verità.
La ns. Costituzione, che ha tenuto conto anche dei vinti, non è stata pensata ed attuata in maniera ideologica, ma per affermare, come sono stati affermati, principi e diritti a prescindere dalle appartenenze politiche passate, attuali e future. Questa impostazione fu voluta anche da uomini di sinistra come Togliatti di cui non fa male rileggere i suoi interventi all’assemblea costituente.
Il 25 aprile dev'essere festa nazionale, festa di tutti gli italiani e non di una sola parte. E perché diventi tale è necessario che tutti, ma proprio tutti, devono considerare il 25 aprile occasione di profonda riflessione e meditazione affinché mai più si ripetano gli errori commessi in passato guardando avanti senza continuare ad alimentare divisioni sulla qualità e sul numero dei morti. Sbaglia chi non condanna chiaramente e seccamente le aberrazioni del fascismo (leggi razziali, difetto di democrazia ecc.) e, per controbilanciare, contrappone alle stesse le aberrazioni del comunismo fatte di genocidi, limitazioni di libertà ecc.. Le une e le altre, unitamente agli stermini nazisti, rappresentano crimini contro l’umanità.
Dunque, seguiamo l’esempio di Nelson Mandela; privilegiamo l’interesse supremo della Nazione abiurando fanatismi anacronistici neppure utili a chi li pratica. Solo così la festa del 25 aprile diventerà la festa di tutti gli Italiani. E’ il mio auspicio nel quale credo fermamente.
Così con una nota l’ Avv. Leonardo Pinto – Presidente onorario ANSB