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“Si proceda alla bonifica del sito ex Daramic nell’area industriale di Tito Scalo il prima possibile, non c’è più tempo da perdere”. È l’appello lanciato dal segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, a Regione Basilicata e ministero dell’Ambiente a seguito del sequestro dell’area da parte della Procura per la presenza di un inquinante oltre limite di legge, fino a ipotizzare il reato di disastro ambientale. “Un triste epilogo – prosegue Esposito – che sicuramente si sarebbe potuto evitare se solo ci fosse stata una presa di responsabilità da parte delle istituzioni preposte che oggi tacciono nonostante la tragicità di quanto avvenuto e l’appello lanciato dallo stesso procuratore Francesco Curcio a collaborare al fine di tutelare la salute dei cittadini lucani e rilanciare il sito.
La bonifica – precisa Esposito – consentirebbe di poter finalmente riaprire la partita della reindustrializzazione, anche questa purtroppo non andata a buon fine negli anni anche a causa del mancato rispetto degli impegni assunti per la bonifica, che ha avuto più volte delle battute di arresto.
Risalgono al 2014, dopo il blocco delle attività nel 2011, gli ultimi interventi a riguardo, con l’impegno della società allora titolare del sito, poi fallita, a riattivare la barriera idraulica al fine di evitare ulteriori contaminazioni fuori sito e il ripristino completo dell’impianto di trattamento delle acque. In un incontro con Regione e ministero era stato anche previsto un piano di monitoraggio sia delle acque della barriera profonda sia delle acque superficiali propedeutico alla elaborazione delle analisi di rischio sanitario che avrebbe dovuto prendere in esame le matrici ambientali profonde. Barriera idraulica a parte, nulla di quanto promesso a oggi è stato fatto. Ricordiamo che la stessa direzione generale per il risanamento ambientale del ministero dell’Ambiente nel 2021 fece richiesta alla Regione Basilicata di informazioni aggiornate sull’area ex Daramic, rilevando diverse criticità in merito alla presenza di rifiuti e all’esigenza di provvedere alla bonifica del sito. Richiamiamo pertanto la Regione alle proprie responsabilità e alla trasparenza delle informazioni – conclude Esposito – ne va della salute dei cittadini lucani”.