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Il candidato presidente di Volt propone una riforma in chiave produttiva del settore forestale e ambientale impiegando agronomi, biologi, dottori in scienze forestali e geologi
La bella addormentata nel bosco: è la politica lucana, adagiata nell’immobilismo in una terra che è tra le più boschive d’Italia. La superficie forestale della Basilicata, secondo la Carta Forestale, è pari 355.409 ettari, occupa oltre un terzo della superficie totale regionale e costituisce il 4 per cento della superficie forestale di tutta Italia; con un coefficiente di boscosità del 42% rispetto al suo territorio complessivo (nelle aree interne, il coefficiente di boscosità arriva al 75 per cento).
Se in altre regioni la bio-economia delle foreste rappresenta un settore fondamentale, in Basilicata il sonno della politica degli ultimi decenni è stata capace di trasformare quella che rappresenta una risorsa nella ennesima opportunità mancata, addirittura generando costi e disoccupazione.
Se nel 2009 gli operai stagionali forestali erano 6.700, attualmente gli addetti sono circa 3.800, e per i prossimi anni si prevede un ulteriore pesante ridimensionamento. Un impoverimento sistematico che ha aggravato ulteriormente lo spopolamento delle aree interne. In sostanza, la Regione Basilicata fino ad ha utilizzato questo settore come un ammortizzatore sociale, riuscendo a produrre disoccupazione, laddove invece le foreste dovrebbero rappresentare una ricchezza: una fondamentale difesa dal dissesto idrogeologico, uno scrigno di biodiversità, un elemento essenziale del paesaggio, una meta turistica, memoria della nostra storia e tanto altro ancora.
Volt ha un progetto per mettere radici nel futuro, migliorando la qualità delle produzioni forestali e l’efficienza delle filiere foresta-legno e foresta-energia, così come è peraltro prevede la Strategia Forestale Europea.
I settori forestale, ambientale e agroalimentare devono rappresentare una leva determinante per creare nuova e buona occupazione, a partire dal ruolo che esercita nella prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi e nello sviluppo sostenibile delle aree interne e montane. Puntare sulla certificazione dei boschi sulla filiera del legno, per produrre ricchezza con la bio-economia, con l’industria manifatturiera di trasformazione, per sviluppare il turismo.
Il Pnrr dedica 880 milioni di euro al sistema irriguo e ai boschi, fondi che se ben utilizzati potrebbero diventare investimenti moltiplicatori in grado di creare sviluppo e occupazione, connettendo le comunità montane con infrastrutture materiali e digitali, con una fiscalità di vantaggio per famiglie e imprese delle aree montane, finanziando i cantieri forestali in modo strutturale, con la salvaguardia della salute e della sicurezza in tutti i cantieri forestali, con un presidio umano costante delle aree rurali e riqualificando il lavoro e le competenze all’uso delle nuove tecnologie. La Basilicata deve dotarsi di un piano decennale per la forestazione, prevedendo assunzioni che portino qualità all’interno del comparto, figure professionali altamente specializzate: agronomi, biologi, dottori in scienze forestali, geologi, oltre alle operaie e agli operai da sempre impegnati nei cantieri.