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Prima di approvare l'istituzione della nuova Agenzia Lucana per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura (ALSIA), è necessario riflettere su alcune considerazioni cruciali. L'iniziativa, che richiama il modello adottato dall'Emilia Romagna con risultati positivi sia per il settore agricolo che per l'economia di quella Regione, merita una profonda analisi per garantire che gli obiettivi siano ben definiti e adeguati al contesto lucano.
Un contesto incompleto
La legge lucana che regolamenta il settore agricolo, in particolare quella volta a risolvere la dismissione dei beni della ex Esab, ha mostrato alcune criticità. Uno dei principali problemi risiede nel fatto che essa fu introdotta senza una chiara definizione delle linee guida della politica agraria nei nostri territori. La mancanza di una programmazione chiara e mirata per le aree rurali, comprese quelle servite dal Consorzio di Bonifica, ha lasciato spazio a un mercato libero che, senza adeguati paletti, ha portato all'abbandono di numerose piccole e medie aziende. Di contro, solo le grandi aziende, spesso legate a reti politiche e a interessi esterni, hanno beneficiato di tali misure.
Dipendenza dall'estero e mancanza di innovazione interna
Un altro aspetto da considerare è la subordinazione tecnologica che il nostro sistema agricolo ha subito rispetto a paesi come Francia, Spagna e Stati Uniti, da cui importiamo brevetti e tecnologie agricole. Questo riflette una mancanza di ricerca e innovazione a livello locale, con Alsia e Agrobios che non sono riuscite a produrre soluzioni competitive sul piano internazionale.
Definire un modello di agricoltura per la Basilicata
Prima di procedere con nuove normative, è essenziale chiarire quale modello di agricoltura vogliamo promuovere per le diverse aree del nostro territorio: cosa è appropriato per le aree interne, cosa per la collina materana e cosa per il Metapontino? È imperativo stabilire una programmazione che dia certezze economiche agli agricoltori, valorizzi la funzione sociale dell'agricoltura e riconosca l'inscindibile legame tra lavoro, risorsa idrica e agricoltura. Questi tre fattori sono interdipendenti, e qualsiasi variazione nell’uno influisce sul risultato complessivo.
Il coinvolgimento degli agricoltori e degli stakeholder
Per garantire che l'istituzione di ALSIA porti a risultati concreti e sostenibili, è fondamentale partire dalla base: ascoltare gli agricoltori e tutti i portatori di interesse. Troppe volte, i rappresentanti di categoria sono stati più vicini ai politici di turno che ai veri bisogni degli agricoltori. Le recenti vicende a livello nazionale e regionale, inclusi i problemi legati al Consorzio di Bonifica e le calamità naturali, ne sono una testimonianza. Solo coinvolgendo direttamente chi vive e lavora in agricoltura potremo costruire un sistema che protegga i più deboli e sostenga chi produce non solo per sé, ma per l'intera comunità.
Conclusione
Prima di dare il via all'istituzione di ALSIA 2.0, è necessario risolvere i problemi strutturali e di governance che finora hanno penalizzato il nostro sistema agricolo. L’obiettivo deve essere quello di creare un’agricoltura sostenibile e competitiva, capace di rispondere sia alle esigenze economiche che alle sfide sociali e ambientali che ci attendono.
E’ quanto dichiara Prof. Francesco M. Malvasi di Tavolo Verde Basilicata