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Ci dicono che la Terra si sta riscaldando sempre di più, con gli inverni che non son più quelli di una volta. In effetti, la stagione invernale fino a qualche decennio fa, la ricordiamo diversa dalle attuali e, attraverso i ricordi, anche se un po’ sbiaditi, il freddo invernale, era più rigido, con le nevicate, almeno dalle nostre parti, che si verificavano spesso e anche in modo abbondante.
Allora - erano i primi tempi dopo la fine della guerra - non esistevano i termosifoni attuali e andare a scuola, prima come scolari e poi come studenti, era una impresa, atteso che le aule erano sempre fredde e le conseguenze le subivamo sempre noi ragazzi, costretti, per ripararci dal freddo, a non togliere in classe il cappotto per attenuare un pò la rigida temperatura dell’aula.
In particolare, proviamo a ritornare scolari di quei tempi, quando puntualmente, all’ingresso della scuola di via Cantisano, esposta a nord, ogni mattina, trovavamo i bidelli come la signora Buonerba e zio Ferdinando che preparavano i bracieri pieni di carbonella accendendo il fuoco. Ma quelle fonti di calore, non erano destinate a noi scolari, bensì ai nostri maestri che il braciere acceso lo tenevano sotto la cattedra per riscaldare il proprio corpo. Un riscaldamento a senso…. unico quindi, che, a noi scolari, non ci toccava, sperando magari in qualche breve allontanamento del maestro, per “rubare” pochi attimi di calore. Per fortuna, in classe nostra, il maestro Antonio Percaccia - la cosa la ricordiamo perfettamente e va a suo onore - nelle giornate più rigide, posizionava il braciere acceso davanti alla cattedra ed a turno, per qualche minuto, ci permetteva di riscaldarci. Una piccola, grande cosa per noi ragazzi irrigiditi dalla temperatura bassa, che significava tanto, grazie ad un, attento, generoso educatore come il nostro maestro Antonio. Maestro Antonio, che, contrariamente agli usi scolastici dell’epoca, ricordiamo, non usava quasi mai la bacchetta quando doveva punirci, magari sgridandoci e minacciando di comunicare la nostra impreparazione, ai genitori. Ovviamente parliamo del nostro maestro, che comunque non era il solo a comportarsi così, ma anche diversi altri educatori, del plesso Cantisano, come ci informavano i nostri scolari colleghi. E la cosa faceva onore anche a questi maestri.
Finita la Scuola Elementare, si accedeva all’ Avviamento Professionale, la cui frequenza era gratis, contrariamente a chi sceglieva la Scuola Media il cui accesso era consentito col pagamento di una retta mensile.
Per quel che concerneva il problema del riscaldamento in classe, nulla era cambiato. La mattina il bidello Zio Vincenzo, preparava l’accensione dei bracieri di carbonella per il Preside (allora si chiamava Direttore) Giuseppe Cerabona e per i vari professori che si alternavano alle cattedre delle classi, secondo gli orari di lezione stabiliti. Anche in quella scuola di Avviamento, dove ancora non c’erano i termosifoni, gli studenti non avevano accesso al riscaldamento ed anche lì, i cappotti, nel periodo freddo, si tenevano sempre addosso. All’ora di ricreazione però, sempre nelle giornate rigide, un santo protettore “veniva in nostro aiuto”. Parliamo della signorina Maria Viggiani, figlia dei proprietari di quello stabile scolastico di via XVI Agosto nel rione Matina, che, a gruppi ci faceva avvicinare al fiammante camino di casa, per regalarci qualche minuto di tepore. E per noi era tanto!
Sono trascorsi tantissimi anni da allora, ma chi ha frequentato quella scuola, ricorderà questi particolari episodi e soprattutto Maria, quella “speciale” persona che ora non c’è più, che, grazie alla sua genuina generosità, anche se per poco, ci consentiva il ristoro del riscaldamento.
La nostra storia, era anche questa. Ed è sempre bello ricordare quei difficili tempi andati.
Michele Selvagi