Editore Associazione Culturale Mp3. P.IVA 01187270770
Registrato presso il Tribunale di Matera n. 4/2009
Direttore Responsabile Roberto D'Alessandro. Webmaster Vittorio Ricchiuto
+(39) 328 447 4326
redazione@pisticci.com
Se fossero a processo come imputati, si parlerebbe di concorso morale. Ma al di là del reato, c’è chi a Pisticci ha la strafottenza di difendere pubblicamente gli otto ragazzi, in carcere con le pesantissime accuse di violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate e continuate e cessione di sostanze stupefacenti.
La presunzione d’innocenza esiste anche per loro, ma da qui a difenderli come se quella sera maledetta del 9 settembre, nella villa di via Pertini non fosse successo proprio nulla, è moralmente inaccettabile.
Dall’altra parte ci sono due ragazzine inglesi di 15 e 16 anni, una di loro di origini marconesi, che potrebbero avere l’unica colpa di essere state gentili con i primi tre componenti del gruppo, i quali poi avrebbero trascinato tutti gli altri sul luogo della violenza. Venti minuti da incubo per le due ragazzine, che sono state violentate e picchiate a turno. Questa è la verità che emerge da atti, fonti di prova e testimonianze. Con i ragazzi del branco, Michele Masiello, Alberto Lopatriello, Alessandro Zuccaro, Giuseppe Gargano, Michele Leone, Egidio Andriulli, Rocco Lionetti e Michele Falotico, tutti di età compresa tra 19 e 23 anni, intercettati durante le fase dell’arresto, che si accordano per dire che le vittime fossero consenzienti.
Su questa scia di “bravi ragazzi”, incastrati da navigate donne di sesso, si muovono gli incomprensibili messaggi di sostegno, provenienti da una parte minoritaria della comunità, composta da familiari ed amici stretti.
Prima lo striscione di appoggio, esibito davanti al tribunale di Matera il giorno di un’udienza cruciale. Poi, è accaduto una settimana fa, la telefonata invasata di una donna, che è rimasta strategicamente anonima, alla popolare trasmissione “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli su Rai tre in prima serata. La donna, che dalla voce sembrava più di mezza età che una ragazza giovane, ha urlato improperi di ogni tipo, con termini di una volgarità inaudita ed inaccettabile nei confronti delle due ragazzine inglesi, dipinte come prostitute, che avrebbero incastrato otto bravi ragazzi. «Io sono la parente di un ragazzo arrestato -ha detto urlando- sono tutti bravi ragazzi, li conosciamo da una vita, non possono rovinargli la vita così. La devono finire queste puttane. -ha proseguito- Loro sono puttane e zoccole, come dicono i ragazzi, che sono bravissimi ragazzi». Parole come pietre, che per fortuna appartengono a una esigua minoranza della comunità, molti dei quali si sono subito dissociati sui social.
L’avvocato delle ragazze, il penalista policorese Giuseppe Rago, ha già preannunciato querela nei confronti della donna che ha telefonato a Chi l’ha visto?, della quale ha chiesto di accertare l’identità. Dulcis in fundo (si fa per dire) in questa escalation di assurdità, la scritta comparsa sui muri del campo di calcetto di rione Croci: “Sempre nei nostri pensieri, forza ragazzi”, accompagnata da otto cuoricini. Segnali preoccupanti, che sarebbero comprensibili solo se la giustizia avesse fatto il suo corso, scagionando i ragazzi del branco. In questo momento, invece, il silenzio sarebbe non solo opportuno, ma necessario. Il branco sarà composto da bravi ragazzi, solo se la ricostruzione giudiziaria dei fatti, restituirà questa verità con l’assoluzione piena di tutti. Fino a quel momento, occorrerebbe maggiore rispetto e silenzio tombale.
Antonio Corrado
pubblicato su "Il Quotidiano del Sud"