La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria emise all'epoca 33 i provvedimenti di fermo operati poi dal Ros contro la cosca Piromalli, considerata dagli investigatori una delle più potenti della 'ndrangheta.
Nelle operazioni che seguirono rientrarono anche i coniugi Rucireta. “Secondo gli inquirenti - venne spiegato a ridosso dell'operazione - l’imprenditore lucano avrebbe reimpiegato “proventi illeciti” con il cognato Francesco Cordì (39), cognato a sua volta del boss Piromalli (45)”.Con Rucireta, Cordì si sarebbe inserito “in modo fraudolento, nella gestione dei servizi di pulizia e catering di alcune strutture turistiche riconducibili ad importanti società di settore” del nord Italia.
Nell’ambito della seconda operazione venne tratta in arresto anche Teresa Cordì, la moglie di Rucireta. L’accusa fu quella di intestazione fittizia delle quote di tre società, una delle quali con sede a Pisticci. Le imprese, operanti nell’ambito dei settori di pulizia e catering, sarebbero invece state riconducibili, secondo gli inquirenti, al marito ed al fratello di lei.
Oggi il tribunale di Palmi li ha assolti entrambi perchè il fatto non sussiste.
Appresa la notizia l'avvocato Rossana Florio ha espresso "soddisfazione per la sentenza di assoluzione evidenziando di aver sempre avuto fiducia nella corte, presieduta dalla dottoressa Bandiera, che nonostante i gravi capi di imputazione, per i quali Nicola Rucireta e la moglie Teresa Cordi' hanno subito ingiustamente un anno di arresti, come misura cautelare, ha ripristinato la verità, accogliendo le prove portate dalla difesa. Attendiamo adesso le motivazioni per un 'analisi più approfondita".