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Sono già passati quattro mesi dalla dipartita dei Padri Maristi dalle parrocchie di Marconia e Tinchi, ma la congregazione religiosa che ha guidato per circa mezzo secolo le due frazioni pisticcesi continua, in qualche modo, a far sentire la sua presenza.
Dalle pagine del bimestrale "Maria", infatti, padre Giovanni Colosio, dopo la sua esperienza quinquennale nella comunità, ha formulato il suo personale addio a Marconia, sollevando con le sue parole una discussione social, che ha tenuto banco nei giorni scorsi su Facebook, dove copia del pezzo a firma del parroco è stata condivisa da alcuni cittadini.
In diversi passaggi, specie in premessa e nell'epilogo, padre Colosio riserva pensieri benevoli a Marconia, dove i cosiddetti “volti di angeli” sarebbero maggioranza e dove “tutto è superiore alla media. Dal temperamento della gente ai prodotti della terra”; tuttavia non manca di dipingere quadretti della vita di paese osservati con occhi scettici, che hanno turbato più di qualche lettore. A detta del parroco, le associazioni della frazione pisticcese, anziché collaborare, si ostacolano a vicenda; lo stesso dicasi per i cori liturgici. L'autore dell'articolo, inoltre, in un paragrafo intitolato “Qualche pettegolezzo”, racconta di donne che “hanno l'ossessione del look”, di feste di nozze “faraoniche”, di gente che si dichiara povera, pur essendo proprietaria dell'appartamento in cui vive e magari anche di una casa in campagna, a cui si aggiunge la proliferazione di auto di grossa cilindrata. Seguono considerazioni sull'annoso problema dell'emigrazione, rispetto a cui, da un lato riconosce che “ciò ha favorito un'apertura al mondo e una certa (insospettabile) larghezza di idee”, dall'altro non manca di sottolineare che i giovani che restano in paese “vivacchiano con lavoretti saltuari”.
Sono questi, verosimilmente, i passaggi che hanno suscitato reazioni più o meno indispettite da parte di decine di cittadini di Marconia, i quali hanno commentato l'articolo alimentando una discussione non priva di sorprese. Tanti, nel sentirsi giudicati, hanno ritenuto, a loro volta, di esprimere una valutazione non positiva dell'autore dell'articolo “incriminato”. C'è chi ha osservato che “da uomo di altare avrebbe dovuto stare in silenzio, anche se questo era un suo pensiero”; chi ha ricordato che “i padri maristi sono stati ricchezza e presenza nella nostra comunità, chi di loro ha vissuto realmente e concretamente la nostra vita non condivide un ritratto così superficiale”; e chi ha qualificato il redattore come “ingeneroso, superficiale e arrogante, falsamente paludato di cultura e compassione”.
Alcuni hanno esibito delle attenuanti, soprattutto in riferimento alla questione delle proprietà immobiliari, evidenziando che, nella maggior parte dei casi, le stesse sono frutto di sacrifici e rinunce. Qualcun altro ha ipotizzato un concorso di colpa: “delle cose sono vere ma questo articolo è lo specchio del paese dove per prima la chiesa, soprattutto negli ultimi anni, non ha saputo coinvolgere i giovani”. Non pochi hanno trovato nello scritto un fondo di verità dal quale eventualmente partire per esercitare la virtù dell'autoanalisi: “Comunque su alcune cose non ha tutti i torti”, si spinge a dire qualcuno, forse temendo di essere impopolare, ma presto gli fanno eco altri cittadini, come chi suggerisce di non offendersi davanti ad una “visione inclemente”, ma di cogliere “l'opportunità di fare autocritica (…) Ogni comunità ha pregi e difetti e la nostra non ne è esente”.
Marika Iannuzziello