Giovedì, 14 Novembre 2024

Sono iniziati venerdì scorso i lavori di rigenerazione urbana e naturalistica nel Rione Croci a Pisticci centro, che porteranno alla realizzazione del cosiddetto Giardino verticale nell'area del piazzale del rione che fu quasi completamente distrutto da una frana nel 1976. Un evento che ha segnato profondamente la storia di Pisticci e il cui 47esimo anniversario è caduto pochi giorni fa: il 21 novembre.

Dopo anni di interventi di bonifica che hanno riguardato la stabilità del terreno e la sicurezza delle zone circostanti, oggi prende avvio un nuovo capitolo: un progetto di rigenerazione urbana e naturalistica che mira a migliorare la qualità degli spazi urbani, in particolera dei rioni Croci, Tredici e Dirupo.

Il progetto, finanziato con fondi dell'Unione europea nell'ambito del PNRR (1.650.000 euro), ha come obiettivo il riuso e la rifunzionalizzazione delle aree di Pisticci centro e si basa su più interventi collegati tra loro. Comprende diverse tappe fondamentali:

1) Copertura "verde" della grande parete in cemento armato: un giardino verticale insieme a pannelli fotovoltaici per garantire l'autosufficienza energetica dell'area.

2) Rifacimento del piazzale come parcheggio pubblico: un intervento finalizzato a ridurre il traffico nel centro abitato, integrato con il Parcheggio Multipiano di via Fronte Palmieri.

3) Creazione di percorsi pedonali: due nuovi percorsi, uno orizzontale che collega il parcheggio al Rione Dirupo e un secondo verticale verso Corso Metaponto e le piazze principali.

Questo intervento segna un passo significativo per Pisticci, offrendo non solo una rinascita per l'area colpita dalla frana, ma anche uno sguardo verso un futuro più sostenibile e vivibile per la comunità.

E' quanto fa sapere l'amministrazione comunale.

La nostra storia, questa volta inizia parafrasando una delle più belle canzoni del grande Fabrizio De Andrè, “via del campo”, quando recita “dal diamante non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Mancano poche ore, avrà inizio alle ore 19:00, infatti, l’ottava edizione della Pisticci Cup, organizzata dalla ASD Pisticci Seven del presidente Luigi Florio e del suo “braccio destro” Marcello Quinto. Manifestazione sportiva organizzata con il patrocinio del Comune di Pisticci e dell’Us Acli.

Desta preoccupazione e perplessità la gestione della VIABILITÀ di Pisticci Centro e del problema PARCHEGGI da parte dell’Amministrazione Comunale. Ad una situazione di notevole disagio determinata dalla chiusura per manutenzione del parcheggio MULTIPIANO, che ospitava abitualmente circa 150 vetture, si aggiungerà, da lunedì 9 gennaio e fino alla fine di febbraio, la chiusura al traffico del tratto di corso Margherita che collega Piazza Sant’Antuono a Piazza San Rocco, noto ai pisticcesi come “a calator’ ‘a chiazz’”. Ne deriverà una ulteriore riduzione dei posti auto - minima ma impattante, visto il contesto attuale - e la deviazione del traffico veicolare, che attraverserà la parte di Corso Margherita, abitualmente dedicata al passeggio, che va da Piazza Sant’Antuono all’incrocio con via Cantisano, su cui insistono svariate attività.

Il moderno quartiere Portobello e altri di Marconia, la villa comunale di Pisticci con la strada che l’attraversa, la nuova zona sportiva con i campi da tennis dove si sono disputato incontri internazionali, i campi di Calcetto e più tardi il Palasport e la tendostruttura del tennis, oltre al grande spiazzo dove ha trovato posto il mercato mensile e la fiera del 12 agosto, ma anche la circonvallazione che unisce il Dirupo al resto della città. Tutte opere queste, figlie della terribile frana che la notte del 21 novembre 1976, in pochi minuti spazzò via gran parte del rione Croci. Senza quel disastro - uno dei più grandi della Basilicata -  come lo definirono i TG nazionali e altri notiziari che la mattina successiva riportarono in prima pagina l’avvenimento, tutte quelle opere e cambiamenti non si sarebbero mai verificati. Ma c’è di più, perchè la maggior parte degli scampati usufruì di suoli edificatori e contributi per costruire abitazioni a Marconia. Altri beneficiarono di alloggi popolari e tutti poterono vivere in spazi comodi e agevoli che prima non avevano.

In poco tempo, la zona colpita dalla frana  ritornò a vivere  grazie  all’impegno dell’Amministrazione dell’epoca, guidata dal Sindaco l’On. Nicola Cataldo che unitamente all’ing. Michele Leone, Dirigente Regionale, diedero vita ad una collaborazione fattiva i cui frutti significarono la rinascita di tutta la zona martoriata con la esecuzione di grandi opere, poi completate durante l’Amministrazione Michetti con la realizzazione del campo di calcetto e la circonvallazione, oltre alla messa in sicurezza  della parte sfiorata dalla frana.

Per fortuna non furono registrate vittime e questo anche grazie all’intervento del sindaco Cataldo, che con il suo coraggioso, ma anche caparbio e responsabile intervento – coadiuvato dall'allora Capo dell'Ufficio Tecnico geom. Michele Motta, dal Comandante dei VV.UU. Cap. Rocco Silletti e dall'assistente geom. Peppe Coriglione, il vice sindaco Antonio Calciano e l’Assessore Mingo Bellini - fino a pochi minuti prima della tragedia si prodigò, rischiando di persona come gli altri, a convincere i residenti restii ad abbandonare in fretta le case, dove erano nati e vissuti per una vita. Cataldo, residente di quel rione, conosceva tutte le persone che non volevano andare via. Li supplicò e alla fine, solo pochi istanti prima della frana, riuscì a convincerli. Una vera e propria corsa contro il tempo che comunque si risolse nel modo sperato.

Un vasto movimento franoso dal fronte di 4-500 metri, spazzò via tutto, segnando la fine di gran parte di quell'antico rione. Le prime luci dell'alba, mostrarono i resti di un disastro immane. Centinaia di case erano scomparse e altre danneggiate o miracolosamente rimaste in piedi. Una tragedia senza nessuna vittima. Una specie di miracolo (Qualcuno si ricordò del "legno santo" per tanti anni il simbolo cristiano della zona, ma anche della Madonna delle Grazie che si festeggiava proprio in quel giorno). Da quella tragica notte, ora sono trascorsi 46 anni. Un lungo spazio di tempo che comunque ha cambiato la storia, ma anche la geografia di tutta una zona, dando la possibilità a tante persone di quel rione, di mettere su, casa e famiglia e di realizzare qualcosa che forse mai pensavano di poter fare. Il tutto, nato dal disastro di una piovosa notte di autunno che comunque ci porta a pensare al sempre valido e antico detto: “Non tutti i mali vengono per nuocere”.

Michele Selvaggi

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