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Tornare all’essenza. È questa la strada intrapresa da Antonio Poe, artista visuale di Pisticci (Matera) e fondatore di Cubicaletters Graphic Design Studio, con cui porta avanti un lavoro sull’immagine fatto di lettere e forme campite. Il contorno, in cui i suoi lavori si muovono, è invisibile, ma anche tangibile alla stregua dei ricordi, che sono fatti di materia ed emozione. Con questo spirito, Antonio Poe ha di recente collaborato con Amaro Lucano, storico brand di Pisticci e paradigma del prodotto glocal, che tocca le vette della produzione internazionale senza mai tradire il suo heritage locale.
Antonio, la bottiglia Essenza Lucano è parte di un progetto più ampio, vero?
Sì, si tratta di un progetto nato un anno fa, quando sono stato contattato da Amaro Lucano per una collaborazione. Mi ha stupito la loro richiesta di totale libertà da parte mia nell’esecuzione del lavoro. Da parte loro c’era la voglia di raccontare la storia di Lucano in un linguaggio diverso, quello dell’arte urbana.
Nasce così Essenza, che hai realizzato nella storica sede di Amaro Lucano.
Sì. Il progetto Essenza è nato con un’opera nel cortile esterno della sede storica, su cui ho avuto modo di raccontare Lucano in un modo tutto mio. Ho un legame personale: mio nonno ha lavorato come autotrasportatore per 30 anni. Per questo l’ho vista come una chiamata, prima di tutto, che mi ha consentito di sperimentare quelle che sono le cifre distintive del mio lavoro.
Parliamo della tua arte. Da dove nascono i tuoi “cubi”?
I cubi per me sono il Dirupo che, nella mia elaborazione mentale, partono da forme escheriane. In consonanza allo stile del pittore olandese, queste forme mi hanno permesso di sviluppare diversi centri nella stesura dell’opera. Così, dal rombo centrale con la data di fondazione di Amaro Lucano - 1894 - si estendono prospettive con giochi cromatici interessanti, per finire con l’Eur del pisticcese Ernesto Lapadula, propilei pittorici di Pisticci.
Come siete arrivati all’iconica bottiglia?
La bottiglia Essenza Lucano è stata una sorpresa presentatami dalla Famiglia Vena. Nell’oggetto ho rielaborato un colore presente in minima parte nella classica bottiglia: il ciano. Nelle sue varie gradazioni, questo colore mi ha permesso di superare la palette tradizionale di Lucano e uscire dagli schemi, come sta facendo con coraggio quest’incredibile azienda. Il colpo d’occhio è piacevolmente spiazzante.
Ritorna di nuovo il cubo…
Esatto. Si tratta di una forma che ha più facce, tante quante se ne trovano nel Dirupo, il peculiare rione di Pisticci, costellato di casedde. L’iconica pacchiana e il cubo sono, di per sé, due forme diversissime. Eppure, dialogano bene in consonanza alla sperimentazione estetica dell’azienda Lucano, che nei suoi anni ha sviluppato forme diverse di bottiglia. Le ho volute rappresentare anche nel murales che ho citato prima.
Cosa significa per te Essenza Lucano?
Essenza Lucano per me significa declinare una storia di tradizione popolare in un linguaggio nuovo, che superi i confini del territorio. Nella mia arte si traduce in un’operazione di linguaggio: declinare il mio passato utilizzando un lessico nuovo, cioè quello dell’arte urbana.
Essenza significa tornare all’essenziale.
Marco Grieco