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Si chiama Marirosa Mastronardi la neo laureata in Beni Culturali presso la Università degli Studi di Basilicata, sede di Matera, che ha concluso il suo percorso professionale con una interessante tesi in storia dell’arte moderna, trattando un argomento che riguarda da vicino, non solo gli appartenenti alla Parrocchia San Pietro e Paolo, ma tutti noi pisticcesi: IL PATRIMONIO ARTISTICO DEL XVII E XVIII SECOLO NELLA CHIESA MADRE DI PISTICCI.
Un lavoro attento, arduo e complesso il suo, in cui è stata posta l’attenzione sulla importanza del patrimonio artistico locale, ma anche sulla conoscenza degli artisti che, attraverso lunghi anni, hanno contribuito a formarlo. Tra l’altro, il pregio di questa tesi, pone l’attenzione sull’impegno di Marirosa, che, pur tra difficoltà, in presenza di studi parecchio scarni sulla storia dell’antichissimo tempio in Terravecchia, ha avuto modo di ampliare le sue ricerche sul patrimonio artistico, con la conoscenza da vicino di alcuni artisti sconosciuti che hanno operato in terra lucana e che comunque sono ancora oggetto di studi. In particolare il lavoro di Mastronardi, si compone di cinque capitoli che riguardano: La storia e la struttura dell’edificio - Il patrimonio artistico dal XVII al XX SECOLO - Le opere del XVII SECOLO - LE OPERE DEL XVIII SECOLO - LE OPERE DEL XX SECOLO oltre alle Conclusioni con spazio alla Bibliografia e alla Sitografia.
La neo laureata, nel suo elaborato, parte proprio dalla considerazione che le notizie pervenute sul patrimonio artistico della Chiesa Madre di Terravecchia, sono abbastanza scarne per i pochi studi effettuati sinora e che le prime notizie sul patrimonio, sono fornite dalle schede OA del 1980, presenti nell’ufficio catalogo della Soprintendenza, redatte da Giovanni Chiechi, sotto la Direzione di Vittorio Savona e nel 1861, lo scritto su un catalogo di Anna Grelle relativamente alle emergenze artistiche della Basilicata, tra le cui riscoperte artistiche, fu ritrovata una croce astile appartenente alla Chiesa Madre, realizzata nel 1689 da Giovanni A.Chiarito che firmava come orefice della Terra di Craco.
Spazio anche all’impegno del prof. Dino D’Angella, storiografo locale, che nel 1989 ha redatto tre quaderni, presenti nella Biblioteca Comunale di Matera; il terzo quaderno è dedicato proprio alla Chiesa Madre pisticcese e si sofferma sulla storia e struttura dell’edificio. Otto anni dopo, 1997, fu l’altro storiografo pisticcese il prof. Giuseppe Coniglio a firmare una pubblicazione dedicata al tempio in Terravecchia, che - come spiega la Mastronardi - è forse l’unico libro che attesta notizie storiche e religiose della chiesa. Coniglio infatti parla della storia della struttura a partire dalla sua realizzazione del 1540, concentrando la sua attenzione su quella che è stata l’importanza della chiesa per la comunità locale.
La tesi di Marirosa, cita, tra l’altro, la pubblicazione del catalogo della mostra tenuta nel 1998 a Matera sui restauri effettuati sotto la direzione di Agata Altavilla su delle tele presenti in Basilicata. Tra queste, la tela rappresentante “La deposizione” datata 1610, di un ignoto pittore lucano, conservata appunto nella chiesa Madre di Pisticci e restaurata da Martino Solito. Secondo l’Altavilla, la tela è stata rinvenuta nel 1986 durante lo smontaggio del terzo altare laterale destro, ma sotto un’altra, rappresentante sempre La Deposizione appartenente al XVIII Secolo.
Andando avanti nella lettura della più che interessante tesi, scopriamo che nel 2001 Anna Grelle ha apportato degli aggiornamenti con suo marito Sabino Iusco per quanto riguarda la pubblicazione Arte di Basilicata del 1981. Di notevole interesse, anche il fascicolo firmato dalla dottoressa Carmelina Giannone, già responsabile delle Biblioteche comunali, sulla chiesa Madre di Pisticci - storia e strutture - riprese - sempre secondo Marirosa - dal testo scritto dal Prof. Coniglio nel 1997.
Una tesi, quella della Mastronardi, arricchita poi di una vasta e curata documentazione fotografica di tele e altre opere preziose all’interno del tempio, altari, statue, arredi ecclesiastici e oggetti liturgici, catalogati nei vari secoli. Insomma, un appassionato, attento, preciso e apprezzato lavoro di ricerca storica, artistica su un patrimonio inestimabile della nostra città, a molti sconosciuto, che premia l’impegno di una giovane figlia di questa comunità a cui vanno le nostre congratulazioni e gli “in bocca al lupo” per il cammino professionale che l’attende.
Sempre da parte nostra, alla neo dottoressa Marirosa, per il suo lavoro, un meritatissimo “30 e lode”.
Michele Selvaggi