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Il conflitto tra l’Ucraina e la Russia impone agli stati dell’Unione Europea, e in modo particolare all’Italia, di ripensare la politica agricola dell’unione, ma anche le relazioni commerciali delle materie di prima necessità quali cereali e proteo-oleaginose; è un dato incontrovertibile quello relativo alla diminuzione delle produzioni cerealicole per i prossimi anni nei paesi belligeranti; secondo alcune previsioni l’Ucraina non potrà più garantire agli storici partner commerciali gli stessi quantitativi del passato, parimenti anche la Russia.
Le prime avvisaglie rivengono dal blocco nei porti ucraini e chissà per quanto tempo, di circa 650 mila tonnellate di grano, mais e soia.
Quantitativo irrilevante, ma significativo se si confronta con quello del grano duro prodotto in Italia nel 2021 pari a 3,9 milioni di tonnellate e a quello importato calcolato pari a 2,2 milioni di tonnellate. Complessivamente l’azienda Italia produce, importa e trasforma fra grano tenero e duro una massa di circa 8,5 milioni. Importazioni significative riguardano anche alcune proteo-oleaginose e alimenti destinati alla zootecnia i cui prezzi sono diventati insostenibili. Questi dati ci aiutano a comprendere il fenomeno speculativo sui prodotti di prima necessità la cui regia è in capo alla Politica agricola dell’unione la cui vittima più illustre è quella italiana o meglio i cerealicoltori e i consumatori. La massa di grano duro prodotta in Italia a fine campagna valeva 1,3 miliardi di euro mentre a fine anno lo stesso quantitativo valeva più di 2 miliardi di euro; mica c’era il conflitto in atto tra l’Ucraina e la Russia alla fine del 2021?
È evidente che si è consumato un fenomeno speculativo da parte dei poteri forti nazionali, europei ed internazionali con la complicità della commissione europea, del governo italiano e con la responsabilità diretta dei ministeri competenti.
In prossimità dell’inizio del periodo della raccolta ci si domanda se non è il caso che il governo Italiano non faccia sentire la sua voce nella trattativa europea per definire prezzi di vendita delle materie prime ai produttori e al contempo il valore di trasformazione e di vendita delle stesse. E’ necessario, cioè, aprire una nuova pagina nelle relazioni fra produzione, trasformazione, conservazione e commercializzazione nella consapevolezza che la contingenza dei tempi ci sta portando come è logico al superamento del libero mercato, e al tempo stesso alla logica della programmazione di medio-lungo termine nella produzione, in primo luogo, di beni di prima necessità.
TAVOLO VERDE PUGLIA E BASILICATA è convinto che non è più il tempo delle politiche del “lasciar fare e del lasciar passare” che tanti disastri hanno provocato nel passato come quelle del set-aside e dell’abbandono: al contrario va definito un PACCHETTO DI AIUTI alla coltivazione di specie destinate all’alimentazione umana al fine che tutte le popolazioni possano essere garantite nella propria sovranità alimentare rafforzando ancor di più quelle che sono le proposte di regolamento sulla PAC 2023-2027; per cui va riproposto il valore della ruralità di più ampie aree già sottratte alla produzione agricola in nome di una industrializzazione fine a se stessa . In definitiva si definiscano nuovi programmi di crescita e di sviluppo agroambientale anche con nuovi indirizzi produttivi e nuovi piani colturali imperniati sulla valorizzazione del territorio e sul rispetto dell’ambiente ampliando ulteriormente la cerealicoltura e la coltivazione delle proteo-oleaginose.