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Dentro cittadini, lavoratori, associazioni e proprietari di aziende agricole. Fuori solo alcune associazioni ambientaliste. È questa la decisione del tribunale di Potenza sulla richiesta di costituzione delle parti civili nel processo per gli sversamenti al centro olio di Viggiano, scoperti nel 2017.
Si vanno ad aggiungere alle parti civili già ammesse - tra le quali ministero dell'Ambiente, Regione e i Comuni di Viggiano e Grumento Nova - una cinquantina di privati, tra residenti, titolari di terreni nell'area coinvolta dalla perdita di 400 tonnellate di greggio e i lavoratori dell'Elbe, azienda situata a 200 metri dall' impianto dell'Eni. Accettata anche la domanda di diverse associazioni, a partire da Libera fino a Genitori tarantini, ma anche Laboratorio per Viggiano, Osservatorio Popolare Val d'Agri, Associazione per la Tutela dell'Ambiente e della Salute Basilicata, Aria Pulita e Liberiamo la Basilicata.
Respinte, invece, le domande dell'europarlamentare Rosa D'Amato e di Wwf Potenza e Legambiente Basilicata, perché considerate mere articolazioni territoriali degli enti nazionali già ammessi, ma anche La Quinta Porta, Recommon e Coordinamento Nazionale No Triv.
Eni è stata citata come responsabile civile, mentre, nella prossima udienza del 3 maggio, dovrebbe arrivare la riunione del procedimento a carico di Enrico Trovato, accusato di disastro ambientale, con quello che coinvolge Andrea Palma e Ruggero Gheller per disastro innominato.