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I recenti dati Istat preoccupano il sindacato: in dieci anni i giovani di età 18-34 si sono ridotti del 32,2 per cento (-47.115 persone), il calo più alto a livello nazionale dopo la sola Sardegna. Per la Cisl «occorre attrezzarsi con politiche adeguate per contrastare il degiovanimento del mercato del lavoro puntando su formazione continua e politiche di adattamento multi-generazionale»
La Basilicata è la seconda regione in Italia in cui si registra la maggiore emorragia di giovani nella classe d’età 18-34 anni: tra il 2002 e il 2022 la popolazione giovanile lucana si è ridotta infatti di 47.115 unità (-32,2%). A fare peggio in questa poco promettente classifica è solo la Sardegna (-39,8%). È quanto si legge nel recente rapporto dell’Istat «I giovani nel Mezzogiorno: l’incerta transizione nell’età adulta» dal quale emerge anche che l’incidenza della popolazione giovanile sul totale dei residenti in Basilicata è passata dal 24,5 per cento del 2002 al 18,3 per cento del 2022. Oggi i giovani tra i 18 e i 34 anni in Basilicata sono meno di 100 mila. Nel rapporto si segnala inoltre che entro il 2061 gli ultra-settantenni saranno il 30,7 per cento della popolazione residente nel Mezzogiorno, contro il 18,5 cento del Centro-Nord. In sostanza, l’inverno demografico italiano nelle regioni del Sud assume i contorni di una vera e propria glaciazione.
A preoccupare la Cisl sono i riflessi sul mercato del lavoro della crisi demografica: «Al degiovanimento della popolazione corrisponde un invecchiamento della forza lavoro per cui la Basilicata ha una quota prevalente di forze di lavoro anziana nella fascia di età compresa fra i 55 ed i 64 anni. Ciò significa che dobbiamo investire sulla resilienza, l’aggiornamento e la capacità di adattamento di adulti ed anziani attraverso la formazione continua e permanente perché siamo di fronte ad una consolidata situazione di invecchiamento della forza lavoro lucana che non diminuirà ma diverrà strutturale ed accentuata», spiega la responsabile del centro studi della Cisl Basilicata Luana Franchini.
Inoltre, sempre a partire da dati Istat, secondo il centro studi della Cisl lucana «la Basilicata è la regione che più perde giovani laureati tra i 25 e i 34 anni, con meno di 40 laureati ogni mille residenti. Questo fa si che non ci sia un capitale umano formato per far crescere dimensionalmente e qualitativamente il sistema produttivo che resta piccolo, poco avanzato e poco innovativo». Nel dossier della Cisl si prende in esame anche l’ultimo rapporto sul sistema dell'istruzione superiore e della ricerca, realizzato dall'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) in cui si evince che «in dieci anni, le regioni meridionali hanno perso competitività rispetto al Centro-Nord nella capacità di attrarre studenti universitari nei propri atenei, ma tra le regioni del Sud svetta la Basilicata che più di tutte le regioni meridionali vede una vera e propria emorragia di giovani studenti universitari».
L'invecchiamento della forza lavoro in Basilicata ha pertanto diverse conseguenze per i lavoratori, per l'economia e per l’intera società lucana: questo il monito della Cisl che sollecita interventi per frenare la spirale del degiovanimento. «Alcune delle conseguenze sullo sviluppo industriale sono uno scarso ricambio generazionale nelle aziende e nei settori chiave dell'economia. L'invecchiamento della forza lavoro comporta infatti la progressiva uscita dal mercato di lavoro di lavoratori esperti, con conseguente perdita di competenze chiave e difficoltà nella trasmissione di conoscenza alle nuove generazioni». Allo stesso tempo «la mancanza di giovani energie rallenta l'innovazione e la crescita economica poiché le persone più anziane tendono ad essere più resistenti al cambiamento e all'adozione di nuove tecnologie, ritardando l'innovazione all'interno delle aziende. Con una forza lavoro più anziana, le aziende possono essere meno inclini a investire in attività di ricerca e sviluppo, compromettendo la loro capacità di innovare».
Per il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo «è necessario quindi che aziende, istituzioni e sindacati si mettano immediatamente al lavoro per elaborare politiche di adattamento alla situazione demografica con le risorse dei fondi europei e del PNRR. Serve investire in programmi di formazione continua per i lavoratori più anziani per mantenerli aggiornati sulle nuove tecnologie e metodologie di lavoro e sulla digitalizzazione, nonché nella innovazione organizzativa per adattare le politiche di gestione delle risorse umane ad una forza lavoro multi-generazionale. L'invecchiamento della forza lavoro - aggiunge Cavallo – è una sfida significativa per lo sviluppo industriale, in Basilicata più che altrove, ma con la giusta attenzione alle politiche di adattamento, alla formazione continua, sulla digitalizzazione in primis, e alla gestione delle risorse umane, le aziende possono affrontare queste sfide in modo efficace». Anche perché, conclude Luana Franchini, «una forza lavoro multi-generazionale può apportare, se valorizzata, vantaggi come l'esperienza e la diversità di prospettive, che possono contribuire positivamente all'innovazione e allo sviluppo industriale. Pertanto, la collaborazione tra le imprese, il governo regionale, le istituzioni formative e il sindacato è fondamentale e urgente per affrontare questa sfida in modo efficace e sostenibile».