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La Coldiretti da un bel pò ha smesso i panni di rappresentare i grandi disagi che vivono i produttori agricoli e i consumatori e si è trasformata in una sorta di succursale dell’ISTAT che ha sede a Roma.
In un articolo pubblicato prima su alcune testate nazionali, poi su Pisticci.com, la Coldiretti attraverso il proprio responsabile regionale, sciorina una serie di dati sui consumi delle famiglie nelle diverse regioni relativi al 2023 sebbene vi siano disponibili quelli del 2024. Dopo di che ci prospetta una raccolta firme per proporre, non si capisce a chi, una serie di interventi per tutelare la salute dei consumatori e il reddito dei produttori agricoli attraverso la produzione di beni alimentari salubricertificati e tracciabili.
La Coldiretti fa finta di non sapere che tutti i beni alimentari in commercio in Italia per normative europee e nazionali devono essere tracciabili e certificati, ovvero rispondere a quanto stabilito dalla legge. Se mai è necessario dotarsi di una rigida normativa di controllo in ordine alla origine e provenienza della "materia prima".
Il controllo dovrà avvenire relativamente alla qualità e quantità delle merci importate destinate alla trasformazione, conservazione e commercializzazione effettuati in Italia da gruppi che detengono il
potere oligopolistico all' interno dei quali si muove agevolmente la Coldiretti: vedi accordo bilaterale con la Nigeria per la produzione di grano duro da destinare insieme alle 8 milioni di tonnellate ai mulini italiani; vedi le centinaia di migliaia di tonnellate di pomodoro semi- lavorato che sbarcano nel porto di Salerno provenienti dalla Cina.
E non solo pomodoro, grano e altri cereali e legumi destinati al consumo umano, ma anche per quello zootecnico. Tutto ciò per dire che le iniziative della Coldiretti sanno più di propaganda che di reale interesse a sostegno dei produttori agricoli.
Avremmo condiviso l'iniziativa della Coldiretti, di Lollobrigida e di Bardi se avesse posto il problema della difesa del reddito degli agricoltori in termini più concreti e logici partendo ad esempio dalla politica dei prezzi sia per i prodotti agricoli in azienda sia per i mezzi tecnici impiegati in agricoltura; avremmo condiviso una eventuale proposta finalizzata a sollevare i conduttori agricoli dai balzelli e dalle imposizioni del Consorzio di Bonifica.
Ed ancora se si facesse promotrice a tutti i livelli a favore della piccola e media azienda agricola in luogo di sostenere le A.O.P alle quali verrà riconosciuto un 20% in più di sostegno economico. Ma soprattutto avrebbe avuto il plauso di Tavolo Verde Puglia e Basilicata, se avesse posto in modo perentorio la incompetenza del Ministro Lollobrigida a governare la politica agraria italiana.
Per Tavolo Verde Puglia e Basilicata il Prof. F.M.Malvsi