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La nostra analisi sul vasto territorio comunale, si sofferma su quella che noi ci siamo permessi di ribattezzare come “La valle del silenzio”.
Come diversamente definire la Valle del Cavone, che in modo abbastanza silenzioso, attraversa in parte una ventina di chilometri in linea d'aria il territorio sud di Pisticci, prima di toccare le coste del mar Jonio? Una valle che si sviluppa attorno a quello che viene indicato come il quinto fiume della Basilicata, appunto il Cavone, da cui ha preso il nome. Lungo spazio silenzioso non lambito dal rumore di attività industriali o altro, in cui si ode il solo stridio delle mietitrebbie nel tempo di raccolta o altre macchine agricole nel periodo dell'aratura e semina. Valle in cui regna un silenzio perfetto, un silenzio di musica vegetale che riesce a far sentire gli alberi delle rigogliose ma anche giovani pinete sotto i pendii della collina pisticcese o piantagioni private lungo il percorso. Spettacolo raro e straordinario (specie nelle prime ore della mattina) quello che si ammira guardando la vallata dalla Terravecchia o belvedere di Corso Metaponto, Margherita e P.za S. Antonio Abate il cui sguardo domina uno spazio che parte dalla zona di Craco Peschiera, attraversa in lungo tutta una pianura a confine con Scanzano e Montalbano, fino a raggiungere la costa ionica e il suo mare.
La valle del Cavone, appunto, una valle arida ma che sa essere anche rigogliosa, luogo la quale anche l'aria ha la sua storia, guardata a vista dalla Petrolla, una robusta mole rocciosa che si erge maestosa come un corno sulla groppa di un rinoceronte, luogo misterioso legato a diverse antiche leggende sui briganti che, si racconta, scorazzavano attraverso sentieri sconnessi e ghiaiosi, diritti, silenziosi e polverosi, in passato anche testimonianza di transumanza. Insomma una valle, ricca di una sapiente miscela di cultura, ambiente e agricoltura di qualità che ruota intorno al Cavone, che si snoda per chilometri attraverso un paesaggio di rovi, ginestre, terra e pietre, ora pomposo e ricco, tra campi arati e coltivati, ulivi, vigneti ed aranceti. Un fiume strano che scorre nella più delicata armonia, a volte quasi arido, asciutto e alcune volte, minaccioso causa le piene che i deboli argini non riescono a contenere.
Valle comunque, che nel suo silenzio, conserva una ricca opera d'arte, la bianca chiesetta di Madonna delle Grazie ai piedi della collina pisticcese, un piccolo grazioso tempio fondato dai Certosini verso il 1560 e andato presto in rovina. Riedificato nel 1820 su iniziativa del sacerdote D'Alessandro e più tardi ristrutturato dall'architetto di Casa Reale, nominato tale dal re Ferdinando II° di Borbone, l'illustre pomaricano Francesco Antonio Selvaggi, che all'interno realizzò guglie e capitelli che ancora oggi si possono ammirare, vera e propria opera d'arte, prima di portare a termine altro suo capolavoro a Pisticci, l'ammirata svettante torre dell'orologio in piazza S. Rocco, il cui suono dei suoi rintocchi, seppure in lontananza, raggiunge anche la silenziosa ma sempre bella "valle del Cavone".
Michele Selvaggi