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Questi giorni, che sembrano essere l’inizio di un nuovo autunno piuttosto che la pienezza della primavera, con piogge ininterrotte e cielo grigio, portano ad alcune riflessioni circa le problematiche che questo clima, ed i cambiamenti climatici in genere, possono generare sul territorio pisticcese, e del centro storico in particolare.
Se da un lato c’è Marconia, che è particolarmente vulnerabile ad eventi piovosi molto intensi e violenti, fortemente colpita dall’alluvione del 2013, dall’altro c’è Pisticci, dove lo storico di eventi dannosi risulta più numeroso e particolarmente sensibile a piogge meno intense ma di lunga durata. E proprio per non allungare questa già lunga lista di eventi è necessario riportare al centro dell’agenda amministrativa il territorio e le sue ben note fragilità.
A Pisticci centro gli ultimi provvedimenti di rilevanza sono stati effettuati in seguito alla frana del rione Croci del 1976, seguiti da interventi di sistemazione idraulico[1]forestale nei primi anni 80. Sono passati quarant’anni. In seguito, poco o niente, e comunque sempre senza un’adeguata programmazione e pianificazione sul territorio: pochissimo monitoraggio dei fronti franosi, nessun aggiornamento dello stato idrogeologico di alcune aree, conseguenti interventi poco organici, molto spesso isolati e quindi non incisivi. La moderna tecnologia consente di essere tempestivi e progettare soluzioni difficilmente attuabili qualche decennio fa. Pensare che un paese possa letteralmente crollare, nel 2021, è veramente inconcepibile perché ci sono gli strumenti per poter prevenire, intervenire ed evitare danni. Abbiamo sotto gli occhi le frane che negli ultimi anni hanno colpito paesi a noi vicini: Stigliano, Montescaglioso e Pomarico hanno subìto danni materiali, ma anche psicologici per i propri abitanti.
Il fronte franoso nelle vicinanze dell’ex macello, i preoccupanti abbassamenti della sede stradale a Via Vespucci, diverse anomalie segnalate da alcuni cittadini in altre zone del centro storico sono eventi che tracciano la strada in maniera obbligata, causati anche dal troppo lassismo ed immobilismo degli ultimi decenni sul tema della salvaguardia del territorio. Bisogna intervenire al più presto con azioni di ampio respiro, non con tiepidi e sciapiti brodini. Per questa problematica non c’è più tempo per la retorica e la melina, per il “vedremo”, “faremo”, “i fondi sono stanziati”, “i soldi sono bloccati”. Bisogna sfruttare l’opportunità del rilancio post pandemia per programmare adeguatamente le azioni.
Nessuno ha la pretesa di riportare Pisticci ai fasti degli anni 60, 70, 80 e 90, anzi, sarebbe un grosso passo in avanti cercare di toglierci di dosso il pesante fardello e la nostalgia di quel periodo: purtroppo per tutti non torneranno. Ma è delittuoso vivere nel ricordo del passato non pensando al presente e soprattutto al futuro. A Pisticci centro ormai ci vivono circa 5000 persone, con ragazzi che investono in attività e ristrutturazioni di case private, hanno tutto il diritto di vivere in un luogo tutelato dal punto di vista della stabilità. Deve essere prioritario, per chiunque voglia avere l’aspirazione di sedere a Palazzo Giannantonio (partiti politici e/o liste civiche), l’obiettivo di mettere in atto interventi che a Pisticci centro mancano ormai da troppi anni, e a Marconia sono sempre stati sbandierati ma mai attuati: ridurre al minimo il rischio idrogeologico per i cittadini, le loro attività e beni immobili assume un’importanza troppo grande da poter essere ulteriormente rinviata.
Mino Storino