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“Quando le colline sono in fiore, è bello arrampicarsi fin lassù, a Pisticci. Siamo nella Basilicata “triste, solenne e povera” anche se niente sembra farla presagire. Niente, finché l’asfalto non comincia qua e là a mostrare crepe….Se giungi in una domenica di sole all’ora dello struscio, corso Margherita è un'affollata isola pedonale impettita di gioventù e di opulenza: tutt'altro che la lunga teoria dei paesi-presepe sbriciolati di povertà e avvizziti di vecchiaia da una emarginazione che, purtroppo si è portata via le energie più belle, che ha spento il sorriso di chi partiva tanto quanto la speranza di chi rimane”.
Questa è la Pisticci di qualche lustro fa, come l’aveva trovata e descritta l’allora direttore de ”La Gazzetta del Mezzogiorno”, Lino Patruno che di questa città volle conoscere tutto, dai calanchi immortalati dal film “Cristo si è fermato a Eboli” e dalle tele di Carlo Levi, alle bianche case del rione Terravecchia, al suggestivo rione Dirupo, una delle “100 bellezze della piccola grande Italia, da salvare”, alla Cattedrale, ai ruderi del Castello degli Acerra, ai resti del Rione Croci distrutto da una frana del 1976, e ancora, alla chiesa di San Rocco opera dell’architetto pisticcese Ernesto Lapadula, alla Madonna nella Vallata, come Patruno chiama la cappella di Santa Maria delle Grazie nella valle del Cavone.
E’ trascorso un po' di tempo da quella visita, ma possiamo affermare che Pisticci è bella sempre. Non c’è stagione che le vada stretta: ogni abito che madre natura le fa indossare ne esalta una delle tante peculiarità, proprio come accade con una donna di gran classe.
Difficile stabilire se sia più affascinante quando d’inverno spesso si ammanta di bianco e il suo profilo assume l’aspetto di un arabesco incantato o quando emerge a fatica dalle nebbie che soffocano le valli del Basento e del Cavone proiettandoci in un mondo fantastico dove è difficile stabilire i confini tra sogno e realtà. Una lunga striscia di terra di una trentina di chilometri separata a nord est e a nord ovest dai due fiumi, in cui una più che millenaria attività agricola si è intrecciata nell’ambiente, modificandolo, ma adeguandosi a sua volta al disegno della natura.
Un territorio tutto da scoprire, con 7 chilometri di spiaggia sabbiosa, che qualcuno battezzò “Costa d’oro” e una natura intatta con tratti molto suggestivi. Di sicuro, uno degli angoli più belli della costa jonica, dalle acque cristalline di un mare azzurro, di un sole e di una natura che non ha eguali. E su questa costa, anche quest’anno, nonostante l’emergenza Covid 19, sono stati accolti i tanti vacanzieri che hanno scelto questa accattivante meta. Dall’avveniristico Complesso degli Argonauti, al Ti Blu Village Club, al caratteristico e civettuolo Borgo San Basilio, al residence Le Dune CTC, agli attrezzati lidi, ai vari Agriturismi, una vacanza accattivante sulla nostra costa, baricentrica di una invidiabile posizione geografica da cui muoversi per raggiungere in poco tempo, importanti siti archeologici come Policoro, Metaponto e Incoronata, i caratteristici Sassi di Matera, l’Oasi faunistica di S. Giuliano, il maestoso castello di San Basilio, la nuova Marconia, le Tavole Palatine, il Bosco Manferrara a Pomarico, ma anche comodamente raggiungibili il Parco del Pollino e le altre amene località della costa jonica.
Michele Selvaggi