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Quello che accomunava il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Metapontino è stato un legame forte, duraturo, che si è consolidato nel tempo. Le sue frequenti visite coincidevano con le fasi più esaltanti del vecchio Pci sino alla fase cruciale del riformismo postcomunista. Nell’immediato dopoguerra, quale dirigente comunista, Napolitano non ha mai fatto mancare il suo sostegno ed il suo interessamento per le genti lucane.
E’ stato l’inizio di un percorso sociale e politico che lo ha sempre avvicinato in particolare alla comunità di Pisticci alla quale ha reso più volte visita, a partire dal 1963 quando vi tenne il suo primo affollato comizio, in piazza Umberto I°, al termine del quale fu ospite dell’on. Nicola Cataldo e che ora è fiera ed orgogliosa che questo suo degno “figlio” abbia occupato la più alta carica dello Stato.
Ma la sua prima visita, come riferisce Luigi Calò risale al 1952 quando con Michele Guanti volle essere solidale con i contadini in lotta per migliori condizioni di vita. La campagna elettorale del 1972 lo vide ancora vicino alla comunità pisticcese, accompagnato dal “maestro” Gerardo Chiaromonte, su iniziativa di esponenti e militanti di primo piano del Pci tra cui il segretario della sezione Amedeo Cataldo, Nicola Cataldo, Antonio D’Angella, Giuseppe Quinto, Giuseppe Farina, Mario Giannantonio, Donato Cataldo e Antonio Barbalinardo. Al termine del comizio fu ospitato nell’abitazione del consigliere comunale Giuseppe Quinto che oggi, a distanza di molti anni, ricorda le sue maniere semplici e genuine, la modestia accattivante, la grande sensibilità verso i problemi delle classi umili ed emarginate, la profonda preparazione politica, l’attaccamento alle istituzioni democratiche ed il radicamento nelle battaglie popolari.
Giorgio Napolitano è ritornato a Pisticci quattro anni dopo, quando volle rendersi conto di persona dei problemi e delle istanze dei lavoratori della Valbasento, sui quali cominciava ad incombere lo spettro della cassa integrazione, incontrandoli all’uscita del loro turno di lavoro, per poi tenere un comizio davanti al piazzale della fabbrica. “Quel pomeriggio -ricorda Giuseppe Quinto, allora amministratore e componente del consiglio di fabbrica- dovemmo purtroppo registrare una specie di ostruzionismo da parte della azienda che oppose un netto rifiuto a fornire quel minimo di energia elettrica necessaria per poter installare i microfoni”. Napolitano parlò alle maestranze in lotta assicurando l’interesse del suo partito per la soluzione dei problemi della Valbasento e proprio in quegli anni fu eletto al Parlamento Giuseppe Fortunato, un dipendente Enichem, di Francavilla sul Sinni, che divenne il simbolo delle legittime aspirazioni dei lavoratori.
Lo stesso Quinto per la sua intensa attività politica fu premiato con un viaggio a Mosca e Leningrado in occasione del 55° Anniversario della Rivoluzione di Ottobre. Nicola Cataldo che con il nuovo Presidente della Repubblica ha condiviso i momenti di lotta più avvincenti e più esaltanti negli anni del dopoguerra, ha sempre mantenuto rapporti di grande amicizia, stima e di affetto, che si sono ulteriormente rafforzati in occasione del convegno sui problemi degli immigrati, che si tenne a Policoro, quando Giorgio Napolitano ricopriva la carica di Ministro degli Interni. Nel rinnovare al presidente Napolitano le sue più vive congratulazioni e gli auspici di un proficuo lavoro nell’interesse dei più alti valori ed ideali della patria, della libertà, giustizia e dell’appartenenza ad una comune matrice storica, politica e sociale, l’on. Cataldo si augurò che il Capo dello Stato potesse ricevere quanto prima un saluto diretto da una delegazione di donne, giovani, operai del territorio di Pisticci.
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Giuseppe Coniglio