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E’ la prima festa parrocchiale dell’anno. Una ricorrenza, ultra centenaria, tra fede, tradizione e gastronomia. E' la festa di Sant’Antonio Abate, che si celebra ogni anno il 17 gennaio - organizzata da un comitato di cittadini con a capo il parroco di San Pietro e Paolo, don Rosario Manco.
Evento di antichissime origini, legata al Santo protettore degli animali domestici e considerato il patrono di fornai, boscaioli ed in genere di tutti gli artigiani che hanno a che fare con il fuoco. Festa parecchio attesa e sentita, che da sempre coinvolge gran parte della popolazione pisticcese, che si riversa nella piazza omonima dove è ubicata anche la graziosa chiesetta da poco restaurata, dedicata al Santo.
L'evento - come spiega don Rosario - viene preceduto da un trio di preparazione con la messa il 14 gennaio in Chiesa Madre - ore 11,00 e 18,30 e ore 9,00 nella Cappella di San Rocco, mentre il 15 e 16 gennaio le messe si celebrano solo nella Cappella di San Rocco alle ore 18,30 dopo la recita del Santo Rosario.
Il programma della festività nel giorno del Santo, prevede una santa messa alle ore 18,30 dopo la recita del Rosario e a seguire una breve processione per le vie circostanti. In chiusura, sempre da parte di don Rosario, la benedizione del Fuoco e degli animali nella piazza davanti alla chiesetta del Santo. Non mancherà un tradizionale, piacevole momento di allegria con la degustazione di pettole, tagliolini e ceci e vino brulè.
Con la celebrazione, il giorno 17 gennaio, della festa in onore di Sant'Antuono, come abitualmente viene chiamato il santo dalle nostre parti, praticamente inizia anche qui il carnevale che, speriamo, si annunci ricco di avvenimenti e che andrà avanti fino all'inizio della Quaresima (14 febbraio).
Una storia bella e toccante quella di Sant’Antonio Abate, un santo "speciale", nato intorno al 250 nella città di Coma sulle rive del Nilo, da famiglia cristiana e benestante. Alla morte dei genitori, si racconta che distribuì ai poveri tutti i suoi averi, prima di ritirarsi in un luogo deserto. Fondò due monasteri, ma lui preferì continuare nella sua vita di eremita. Morì appunto il 17 gennaio del 356. Prima di lasciare questo mondo, si fece promettere da due suoi fidati discepoli che alla fine gli erano rimasti vicini, che non avrebbero mai svelato il luogo della sua sepoltura, e ciò, per sottrarre la sua salma agli onori, che sicuramente avrebbe meritato.
Michele Selvaggi